"Papà, dove vanno a finire i palloncini quando si liberano dal filo e volano su nel cielo?".
Era una domenica mattina molto simile a questa, forse solo un po' più luminosa e tersa, forse solo un po’ più innocente ed antica, una domenica di... non so... ventitré o ventiquattro anni fa.
Avrò avuto sei o sette anni, un vestitino bianco e corto che mi scopriva appena le ginocchia perennemente sbucciate, sopra le quali indossavo un paio di vezzosi collant rosa, calzando, vanitosamente, ai piedini un paio di stivaletti scuri senza lacci. Un comodo cappottino rosso mi proteggeva dalle raffiche fredde del vento di febbraio, mentre mio padre teneva stretta nella sua mano destra, grande, calda, callosa e rassicurante, la mia, piccola, tenera e paffuta, dalle unghie colorate di smalto glicine chiaro con il quale, quella mattina, mi ero divertita a giocare innocentemente, mascherandomi già da donna.
Mia sorella Giovanna, invece, stringeva, timorosa di perdersi, la mano sinistra di nostro padre, protestando perché si sentiva stanca, rifiutandosi di continuare a camminare lungo il pontile, dove lui ci aveva portato per vedere il mare e le barche che vi veleggiavano placide, mentre nostra madre era rimasta in casa per preparare il pranzo della domenica.
Con le guanciotte rosse per il freddo ed il visetto un po' imbronciato, lo implorava di essere presa in braccio, tirandolo insistentemente per una manica della sua giacca a vento, capricciosa ed impunita come lo era sempre stata.
"Quando i palloncini volano in cielo, Eleonora, salgono in alto in alto, sempre più su, fino a raggiungere il paradiso e fermare la loro corsa solo quando la manina di un angelo, prontamente, li cattura tra le dita per tenerli per sempre con sé". Il sorriso di mio padre. I suoi baffoni scuri scuri, che porta ancora oggi ma macchiati di sale e pepe. "Lo vedi quel palloncino giallo che è appena fuggito via?". Mi domandò indicandomi un piccolo e leggero globo dallo stesso colore del sole, che lentamente, si alzava verso il cielo, volando sopra il mare che si confondeva con l'azzurro del cielo, divenendo un puntino sempre più piccolo ed indistinto. "Ora salirà sopra quelle nubi bianche, fino a sfiorarle ed andare oltre... e lo sai chi troverà lassù, vicino a Dio? Il tuo fratellino. Sarà lui ad afferrare quel palloncino giallo. Quello, ora, sarà il suo giocattolo".
Io lo ascoltavo a bocca aperta, curiosa di sapere qualcosa di più di questo mio fratellino angelo che non avevo mai conosciuto e di cui non immaginavo nemmeno l'esistenza, ma ero troppo piccina per capire, troppo bambina per fare domande, cosi ascoltavo le parole di mio padre come se mi stesse narrando una fiaba, come se la sua storia... la nostra storia... non fosse reale. "Papà, posso liberare anche io un palloncino? Cosi il mio fratellino avrà due giocattoli da tenere con se è sarà più contento... Che dici, lui saprà che glielo mando io?".
Sorridevo, bambina e ingenua, volgendo lo sguardo verso il cielo pulito, ad ammirare un palloncino color del grano che veniva inghiottito dal blu del cielo, svanendo davanti ai miei occhi così come ora sta già sfumando questa memoria, un ricordo che sa di zucchero filato e toffee alla fragola, un ricordo di pane e marmellata e torta al cioccolato, ma che ora nella mia bocca si tramuta nel sapore poco gradevole di un caffè un po' amaro e che porta via con sé il dolce aroma di una fanciullezza ormai svanita.
I bei ricordi, in fondo, sono come zollette di zucchero che addolciscono il nostro presente... ma peccato che si consumino altrettanto velocemente... anche se un po’ del loro sapore, ora, mi scende giù fino a sfiorarmi l'anima e mi fa sentire bene.
Sapete cosa faccio adesso? Mi dirigo verso il mare, porto con me un palloncino giallo e lo libero verso il cielo... chissà se la mano di un angelo lo afferrerà anche ora che sono diventata adulta ed ho smesso di credere nelle favole? Anzi... no... nelle favole ci credo ancora... perché la magia esiste... Non lo vedete anche voi quell'angioletto che tende la mano verso il vostro palloncino e vi sorride tra le nubi di questa grigia giornata di febbraio?
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